Helicobacter Pylori: sintomi, contagio e terapia curativa
Sintomi, contagio e cura dell’Helicobacter Pylori
L’Helicobacter Pylori è un batterio patogeno specifico per la specie umana, in grado di colonizzare cronicamente la mucosa gastrica e duodenale, chiaramente correlato all’insorgenza di gastrite antrale, seguita in una variabile percentuale di soggetti, dall’insorgenza di ulcera gastrica e di ulcera duodenale (globalmente definite ulcera peptica) e correlato all’insorgenza di adenocarcinoma gastrico che è una delle più comuni forme di cancro nella specie umana.
Contagio
L’uomo è l’unico serbatoio di Helicobacter Pylori presente in natura e, con ogni probabilità, la trasmissione dell’infezione avviene per via oro-fecale (l’agente infettante, localizzato a livello dell’apparato digerente, viene eliminato con il materiale fecale da dove, per le cattive condizioni igieniche ambientali, riesce a raggiungere il cibo).
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Il batterio è dotato di un peculiare enzima, l’ureasi, che gli consente di sopravvivere all’interno dell’ambiente acido dello stomaco normalmente ostile per la maggior parte dei batteri patogeni per l’uomo.
L’ureasi, infatti, è in grado di scindere l’urea (composto normalmente presente nella cavità gastrica) in prodotti basici (ammoniaca e bicarbonato) che neutralizzano l’acidità dello stomaco consentendo a Helicobacter Pylori di aderire alla mucosa gastrica.
Una volta adeso, il batterio è in grado di produrre una potente tossina, la citotossina vacuolante, responsabile della distruzione delle cellule della mucosa dello stomaco.
La presenza di Helicobacter Pylori può essere dimostrata mediante esame microscopico di frammenti di mucosa gastrica.
Lo stesso materiale può essere impiegato, per un rapido responso, nella presenza dell’attività ureasica mediante un semplice test.
Cura
La terapia consigliata per l’eliminazione dell’infezione comprende un trattamento con antibiotici (ampicillina o claritromicina), sali di bismuto (impiegati nella terapia dell’ulcera peptica) ed un inibitore della produzione di acidi (inibitori della pompa protonica, ad esempio omeprazolo), per 3-4 settimane.

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