GF Vip 6: intervista esclusiva allo stilista di Sonia Bruganelli

Arianna Preciballe
  • Art Director
  • Appassionata di tv e Spettacolo
22/10/2021

Per la sua avventura come opinionista del Grande Fratello Vip Sonia Bruganelli ha deciso di indossare abiti di alcuni stilisti emergenti. Noi di SoloDonna abbiamo raggiunto il primo di loro: Riccardo Lamanna. Ecco la prima parte dell’intervista del talentuoso designer di moda di origine pugliese, che ha lasciato tutti senza parole con le sue creazioni.

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Ciao Riccardo, presentati alle amiche di SoloDonna!

“Ciao amiche e amici di SoloDonna! Mi presento: sono Riccardo Lamanna, ho 35 anni e sono di origini pugliesi ma da diversi anni vivo a Milano. Sono un fashion designer con base a Milano. Al momento ho uno store monomarca con annesso ufficio stile e show-room in Viale Gorizia 6, esattamente in Porta Genova. È lì che mi prendo cura non solo della scelta dei materiali e della parte artistica ma anche di tutte le clienti che ad oggi hanno scelto, scelgono e continuano a scegliere Riccardo Lamanna”.

Quando è nata la tua passione per la moda e quando hai capito che volevi farne il lavoro della tua vita?

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“Mentre portavo avanti i miei anni di studi da chef a Pescara, presso l’accademia Filippo De Cecco, e quindi mi occupavo di cucina creativa, ho capito che avevo la voglia di esprimermi diversamente, quindi di portare avanti queste emozioni creative e la mia chiave emotiva in maniera diversa. Così ho deciso di spostare i miei studi dedicandomi al mondo della moda, anzi scoprendolo. Era un ambiente di cui ero molto innamorato anche se non avevo ancora ben chiara la passione che, poi, ho si è evoluta piano piano.

Così mi sono trasferito a Milano dove ho iniziato il mio percorso di studi presso lo IED come fashion designer. Non nego che i primi anni non sono stati facile perché, appunto, seppur da un altro sistema creativo provenivo da un lavoro molto differente. È stato però molto interessante la scoperta che ho dovuto fare e che soprattutto ho dovuto maturare. Così ho cominciato a muovere i primi passi e ad esplorare tutto quello che è stato il mondo dello spettacolo, dove ho avuto la possibilità di lavorare presso dietro de quinte di diversi programmi televisivi e in vari posti come costumista. Mi sono infatti occupato di teatro e del Festival del Cinema ma anche di concerti e sono riuscito in qualche modo a spaziare nei vari ambiti lavorando appunto tra cinema, teatro e musica”.

Come hai cominciato? Hai intrapreso un percorso di studi specifico? Quanto pensi che conti avere basi e conoscenze solide date dallo studio?

“Penso che, come in tutte le professioni, lo studio è una cosa molto importante e tutti noi dobbiamo arricchirci ed essere curiosi verso lo studio per poi portare avanti quelle che sono le nozioni almeno di base. È ovvio poi che sta a noi e alle nostre capacità di fondo riuscire a sviluppare un concetto e farlo diventare un progetto vero e proprio.

Soprattutto in questo lavoro non è molto semplice capire alcune dinamiche o doverle incastrare ma credo che oltre lo studio occorrano determinazione,passione e un grande amore, una grande vocazione per questo lavoro perché gli ostacoli sono sempre tanti e sono sempre dietro l’angolo.

Molte volte purtroppo, soprattutto per un creativo non è sempre semplice stare dietro a tutto questo perché emotivamente a volte ti butta giù e ti destabilizza. Probabilmente a volte può anche rompere la chiave creativa, che per noi designer è un punto fondamentale, un punto fermo. E poi bisogna avere un costante interesse per la ricerca dei materiali, delle tendenze. Bisognerebbe imparare ad aprire la mente a 360 gradi, ma su tutto. Bisogna essere dei grandi curiosi e cercare di rendere le sensazioni e le emozioni (anche quando non sono del tutto positive) uniche e reali, tirando fuori con grande amore quelle che sono le collezioni, che è ciò che ci rappresenta e ci mostra al mondo.

Queste dinamiche, alla fine dei conti, sono sempre abbattute dalla passione, che insieme all’amore che mettiamo in queste lavoro prevale sempre”.

Qual è il pezzo di cui vai più fiero e perché?

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“Di ogni collezione che ho disegnato e sviluppato ci sono dei pezzi a cui ovviamente tengo di più degli altri ma, in realtà, ciascuno di loro custodisce un’anima, che possa essere un ricordo oppure qualcosa dettato da un’emozione, da un profumo, da un pezzo musicale che mi ha molto colpito o comunque da qualcosa che ho vissuto in passato, per esempio nella mia infanzia: quello che più rappresenta le mie collezioni sono tutte le vicende che ho vissuto e mi hanno colpito durante la mia crescita.

Non ho quindi un pezzo preferito ma sicuramente tutta la parte dello street style è una cosa a cui tengo molto perchè, di fondo, sono idee sviluppate da un concetto di base rivoluzionato. Io prendo le idee dalle persone che mi colpiscono e le trasformo, appunto, in una chiave più concettuale, sviluppando quello che è il consenso di una collezione.

Ovviamente ci sono dei pezzi che ho dovuto concepire per il Festival del cinema o per alcune cantanti o eventi particolari a cui tengo un po’ di più ma se dovesse dire quale è il mio preferito indicherei l’abito creato per la mia mamma, che rappresenta per me la figura dell’amore assoluto, del bene che tutti noi dovremmo avere nella vita. Credo che per me è un pezzo importante perchè quel tipo di bene è il bene che genera l’amore e l’amore genera la creatività e la creatività fa di una collettività un grande amore.

Da cosa prendi ispirazione? C’è qualche brano che ti aiuta nel processo creativo?

“La mia ispirazione più grande è la cultura della strada: io osservo la gente, osservo i comportamenti delle persone, gli abbinamenti che fa la gente comune, quelle che si fiondano nei mercati e cosa scelgono, le diverse etnie e culture. Ci sono delle contaminazioni tra culture e tradizioni diverse ma molto spesso tendiamo a distaccarsi da alcune culture e alcuni continenti con usanze distanti dalle nostre ma non ci rendiamo conto che poi molte volte, soprattutto con l’avvento dei social edi Internet e grazie ai viaggi che si possono fare, veniamo contaminati e arricchiamo il nostro bagaglio della moda.

Ecco perché parlo di strada; la cultura della strada, i sentimenti che respiriamo in giro, i sentimenti delle persone più comuni, i mercati e i graffiti. Tutto questo costituisce la mia ispirazione. Per le strade ci sono ci sono tante cose per cui resto affascinato, come gli avvenimenti che succedono tra la gente, per esempio una discussione, che mi fa immaginare, mi fa viaggiare, mi fa entrare in una dimensione che mi fa emozionare e mi tira fuori delle sensazioni differenti da quelle che provo solitamente. Si tratta di un “litigio con me stesso” non so come spiegarti, è tutto un po’ sempre intrecciato ma questa è la mente di un creativo.

Anche la musica sicuramente è una componente fondamentale per me: non c’è vita senza musica. Io ascolto la musica in base a quella che è in quel momento la mia sensibilità. Dipende dal modo in cui mi trovo insomma, molte volte sono in una fase di ricerca con me stesso e quindi prediligo una musica più sperimentale e che mi faccia viaggiare; mi piacciono tanto i compositori ma mi piace anche molto la musica classica.

Posso anche essere uno spirito più avventuriero quindi ascolto anche la musica jazz, quella più moderna o più “leggera” ma come mi piace tutto il mondo dell’elettronica, soprattutto quella sperimentale. Mi piace anche la musica rock, perché ho un animo che rappresenta anche il rock.

Qual è il tuo stilista preferito?

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“In realtà ne ho tanti e nessuno. Credo che ogni stilista, dal più grande al più piccolo, debba necessariamente esprimere al meglio tutto quello che la propria la propria ragione, la propria passione, la propria creatività, il proprio punto di vista. Ognuno di noi ha un modo di vedere e di pensare le cose in maniera diversa e credo che proprio per questo sia difficile, perché non sempre riusciamo a metterci nei panni degli altri; ognuno di noi ha un punto di vista diverso e dovremmo imparare a capire i punti di vista degli altri.

Se proprio dovessi fare qualche nome ed essere più tecnico nella domanda che mi hai fatto direi che mi piace molto la filosofia di Alexander McQueen, mi piace l’eleganza di Armani, mi piacciono i tagli di Vivienne Westwood, mi piacciono gli accostamenti e la ricerca dei materiali di Yohji Yamamoto e mi piace la raffinatezza di Elie Saab, mi piace il cool di Givenchy. Ce ne sono tantissimi!”

Curiosi di scoprire la seconda parte dell’intervista? Rimanete connessi con i canali di SoloDonna!