#Tokyo2020 Ciclismo, Elisa Balsamo: la passione per superare le difficoltà
Le Olimpiadi di Tokyo stanno per iniziare: dal 23 luglio all’8 agosto ci saranno giornate di gare molto intense che potranno regalare grandi gioie al pubblico italiano, pronto a tifare per la squadra azzurra. Anche la ciclista Elisa Balsamo è pronta a partire per la spedizione olimpica, insieme alla squadra del ciclismo su pista: l’abbiamo incontrata per un’intervista esclusiva.
Dopo aver fatto il tifo per la Nazionale italiana di calcio ad Euro 2020, gli italiani sono pronti a sostenere tutti gli atleti azzurri che parteciperanno alla spedizione olimpica di Tokyo, che partirà il 23 luglio dopo lo stop dello scorso anno dovuto alla situazione di emergenza del Covid.
Anche Elisa Balsamo, pistard e ciclista su strada classe 1998 e campionessa del mondo in linea nella categoria Juniores nel 2016, si candida come una delle protagoniste delle Olimpiadi di Tokyo. Solodonna l’ha incontrata per un’intervista esclusiva, in cui l’atleta ha raccontato le sue emozioni prima della partenza e i suoi sogni per questo grande appuntamento.
- Tokyo 2020 arriva ad un anno di distanza rispetto alla programmazione ufficiale a causa del Covid-19, come hai vissuto questo periodo di attesa e quanto è stato complicato anche ritardare la preparazione dal punto di vista fisico?
- Disputare un’Olimpiade è un sogno ma anche una responsabilità, in quanto si rappresenta il proprio paese nell’evento sportivo principale a livello mondiale: in questo momento prevale in te l’emozione oppure senti anche una certa agitazione?
- Quali sono stati i sacrifici più grandi che hai dovuto affrontare per arrivare fino a qui ed essere protagonista di un’Olimpiade?
- Nel tuo percorso sportivo ci sono stati dei momenti in cui hai avuto la sensazione di dover lottare maggiormente per ottenere i tuoi obiettivi e raggiungere traguardi importanti solo perché sei una donna?
- Quando eri piccola seguivi le Olimpiadi? Ricordi un momento che ti ha emozionato particolarmente quando eri solo una spettatrice (una gara, una medaglia, un atleta)?
- Ti senti di voler dire qualcosa alle bambine che questa volta ti guarderanno da casa e, magari, vorranno seguire le tue orme?
- Per la prima volta l’Italia ha scelto due portabandiera, un uomo, Elia Viviani, e una donna, Jessica Rossi: pensi sia un passo avanti decisivo per arrivare alla parità di genere, anche nel mondo dello sport?
- Ti va di raccontarci quale sarà la tua routine una volta arrivata nel villaggio olimpico che ospiterà tutti gli atleti italiani in vista delle gare?
- Se dovesse arrivare la tanto sognata medaglia hai già una dedica speciale da fare?
Tokyo 2020 arriva ad un anno di distanza rispetto alla programmazione ufficiale a causa del Covid-19, come hai vissuto questo periodo di attesa e quanto è stato complicato anche ritardare la preparazione dal punto di vista fisico?
Quando sono venuta a sapere della posticipazione non è stato assolutamente semplice, anzi, all’inizo è stato un colpo abbastanza duro da affrontare. In ogni caso, siamo riuscite a reagire: siamo tutte ragazze giovani e forse questo anno in più ci ha dato il tempo per maturare ancora un pochino e per allenarci ulteriormente. Quindi, anche se inizialmente non stato facile andare oltre questa posticipazione, con il passare del tempo abbiamo avuto la consapevolezza che questo anno in più poteva essere un vantaggio per noi ragazze.
Disputare un’Olimpiade è un sogno ma anche una responsabilità, in quanto si rappresenta il proprio paese nell’evento sportivo principale a livello mondiale: in questo momento prevale in te l’emozione oppure senti anche una certa agitazione?
Sicuramente rappresentare la propria Nazione è sempre una grandissima emozione. Mi è già successo di farlo agli Europei, ai Mondiali, alle Coppe del Mondo ma indubbiamente il fatto di poter rappresentare l’Italia all’Olimpiade è un sogno che si realizza. Per adesso non sono ancora molto agitata, però sicuramente nei giorni prima delle gare ci sarà parecchia agitazione e emozione: anche quella sarà una componente importante da riuscire a controllare.
Quali sono stati i sacrifici più grandi che hai dovuto affrontare per arrivare fino a qui ed essere protagonista di un’Olimpiade?
I sacrifici sono stati tanti, in questi anni sono stata sempre in giro per il mondo per cercare di qualificare le tre specialità di endurance della pista. Poi, tutto è stato reso più complicato da questa pandemia che non è stata facile da superare sia dal punto di vista mentale che dal punto di vista dell’allenamento fisico, dato che siamo rimasti per mesi chiusi in casa. Nonostante i molti sacrifici, la passione per questo sport mi ha permesso di andare avanti e di poter lottare per raggiungere questo grande sogno.
Nel tuo percorso sportivo ci sono stati dei momenti in cui hai avuto la sensazione di dover lottare maggiormente per ottenere i tuoi obiettivi e raggiungere traguardi importanti solo perché sei una donna?
Diciamo che il ciclismo femminile è uno sport decisamente in crescita. Per quanto riguarda la pista credo che ci sia più parità con gli uomini rispetto alla strada, dove invece la differenza è più marcata, anche se negli ultimi anni il movimento femminile è cresciuto al puntale che credo che questo gap si stia colmando. Indubbiamente non è semplice perché il ciclismo, a causa di una mentalità un po’ vecchia e obsoleta, viene considerato uno sport maschile e noi ragazze stiamo cercando di smentire questo pensiero. La mia risposta, quindi, è che essendo donna ci sono sicuramente delle difficoltà maggiori, d’altra parte sono anche molto fiduciosa che queste differenze verranno presto colmate. Tutto il movimento si sta rendendo conto di quanto il ciclismo femminile stia diventando fondamentale e anche di quanto sia seguito dai tifosi, che supportano con grandissima passione le ragazze in bicicletta.
Quando eri piccola seguivi le Olimpiadi? Ricordi un momento che ti ha emozionato particolarmente quando eri solo una spettatrice (una gara, una medaglia, un atleta)?
Sì, ho sempre seguito le Olimpiadi perché penso sia la manifestazione più bella che esiste al mondo e quindi mi è sempre piaciuto mettermi davanti alla televisione e guardare per tutta la giornata tutti gli sport. In particolare, ho vissuto una bellissima emozione quando a Rio Elisa Longo Borghini ha vinto la medaglia di bronzo perché la conosco personalmente, siamo anche compagne nella Polizia di Stato, e vederla mettere al collo una medaglia così importante è stata una grandissima emozione.
Ti senti di voler dire qualcosa alle bambine che questa volta ti guarderanno da casa e, magari, vorranno seguire le tue orme?
E’ bello pensare che ci siano dei bambini e delle bambine che ci guarderanno alle Olimpiadi. Vorrei dire a tutte le bambine che si appassionano al ciclismo che oggi non è più uno sport di uomini, ma è lo sport di tutti gli atleti che si impegnano per ottenere grandi risultati. Ora c’è tantissimo spazio anche per le bambine e le ragazzine che crescono: la famiglia del ciclismo si sta allargando e questo è meraviglioso. Le ragazze non devono aver paura di buttarsi in questa esperienza se sentono che la loro passione per il ciclismo è molto forte.
Per la prima volta l’Italia ha scelto due portabandiera, un uomo, Elia Viviani, e una donna, Jessica Rossi: pensi sia un passo avanti decisivo per arrivare alla parità di genere, anche nel mondo dello sport?
Credo che vedere due portabandiera sia molto significativo per sottolineare la parità dell’uomo e della donna nello sport. Sono convinta che lo sport sia il messaggio di pace più grande che esista e come tale credo che possa porre l’uomo e la donna sullo stesso livello, al di là di qualsiasi considerazione politica o di altro tipo. Lo sport è fatto di persone che fanno tanti sacrifici per ottenere quello che sognano e questi sacrifici li fanno sia gli uomini sia le donne, per questo siamo esattamente tutti uguali.
Ti va di raccontarci quale sarà la tua routine una volta arrivata nel villaggio olimpico che ospiterà tutti gli atleti italiani in vista delle gare?
Ancora non so cosa mi aspetterà quando arriverò nel villaggio olimpico, oltre al fatto che bisogna fare molta attenzione per seguire tutti i protocolli per la pandemia in corso. So però che il ciclismo su pista non sarà nel villaggio principale ma in un villaggio secondario lontano dalla città perché il velodromo si trova un po’ distante rispetto alla capitale: anche questa, quindi, sarà un’esperienza un diversa rispetto al solito perché staremo con altri sport ma magari non avremo l’opportunità di vedere grandi atleti delle altre discipline.
Se dovesse arrivare la tanto sognata medaglia hai già una dedica speciale da fare?
Sinceramente non ci ho mai pensato. Il sogno di andare a Tokyo ora si è realizzato perché sono stata selezionata, però io credo che andrò alle Olimpiadi dando il massimo: voglio andare là e correre senza avere recriminazioni, poi quello che verrà sarà una conseguenza. Quello che mi interessa davvero è andare a Tokyo e lottare dando tutta me stessa.