#Tokyo2020 Nuoto, Sara Franceschi: “Sacrificio e dedizione per raggiungere l’obiettivo”

Anna Vitale
  • Laureata in Scienze della Comunicazione digitale e d’impresa
  • Responsabile di redazione
16/07/2021

Le Olimpiadi di Tokyo sono alle porte, dal 23 luglio all’8 agosto inizieranno le gare, che potranno regalare grandi soddisfazioni al pubblico italiano. In occasione della competizione, Solodonna ha deciso d’intervistare alcune delle Azzurre che parteciperanno a questi giochi olimpici. Nello specifico scopriamo cosa ha raccontato la nuotatrice Sara Franceschi. 

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Dopo la vittoria degli Europei della nostra Nazionale di calcio, gli italiani sono pronti a fare il tifo per gli atleti Azzurri che parteciperanno a queste Olimpiadi di Tokio 2020. Tra le protagoniste della competizione ci sarà anche la nuotatrice Sara Franceschi, classe 1999.

La nuotatrice gareggia nei 200 e nei 400 metri misti; per la Franceschi questa sarà la sua seconda Olimpiade dopo quella di Rio del 2016 dove aveva solo 17 anni.

Scopriamo insieme come si è preparata Sara per le Olimpiadi di quest’anno. La giovane nuotatrice si è raccontata in un’intervista esclusiva in cui ha rivelato le sue emozioni e le sue aspettative per questo grande appuntamento.

Tokyo 2020 arriva ad un anno di distanza rispetto alla programmazione ufficiale a causa del Covid-19, come hai vissuto questo periodo di attesa e quanto è stato complicato anche ritardare la preparazione dal punto di vista fisico?

“Si, questo ritardo inizialmente mi ha destabilizzato. Passavo da: “ho buttato via tutto” a “non mollare e credici ancora”. Poi guardavo soltanto il quotidiano degli allenamenti perché non avevamo appuntamenti importanti a cui mirare. Sono quindi rimasta lì ad allenarmi ed allenarmi, senza perdere la concentrazione. Ho lavorato anche sul mio fisico cercando con la mente di fagli capire che doveva allenarsi con costanza perché poi qualcosa sarebbe cambiato. Ed infatti così è stato!”.

Disputare un’Olimpiade è un sogno, ma anche una responsabilità, in quanto si rappresenta il proprio paese nell’evento sportivo principale a livello mondiale: in questo momento prevale in te l’emozione oppure senti anche una certa agitazione?

“Effettivamente avere il pass olimpico ti porta a vivere un po’ come sulle montagne russe dei luna Park, dove in alcuni momenti godi dell’emozione di partecipare ai giochi olimpici, ma poi ti manca il fiato quando capisci la responsabilità appunto che sei lì proprio a rappresentare la tua Italia”.

Nel tuo percorso sportivo ci sono stati dei momenti in cui hai avuto la sensazione di dover lottare maggiormente per ottenere i tuoi obiettivi e raggiungere traguardi importanti solo perché sei donna?

“Ecco su questo argomento devo dire che sia l’ambiente in cui mi alleno quotidianamente, sia l’ambiente nazionale ma anche nella GdF (gruppo di cui faccio parte) non ho mai riscontrato difficoltà legate al fatto di essere donna. Ovviamente praticando uno sport individuale dove chi parla è solo e soltanto il cronometro gli sforzi da compiere, per raggiungere gli obiettivi, sono soltanto nei suoi confronti e quindi è indifferente il fatto che tu sia maschio o femmina”.

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Quando eri piccola seguivi le Olimpiadi? Ricordi un momento che ti ha emozionato particolarmente quando eri solo una spettatrice (una gara, una medaglia, un’atleta)?

“Mio padre è allenatore e tecnico della nazionale quindi mi è sempre venuto naturale seguire le gare anche a certi livelli. La mia atleta eroina è sempre stata Federica Pellegrini. Ero piccola ma mi ricordo in particolare le olimpiadi di Pechino nel 2008 dove Federica Pellegrini vinse l’oro nei 200 stile libero facendo una bellissima gara. Da quel momento ho sempre continuato a seguirla in quanto la stimo come atleta e che poi ho saputo apprezzare come compagna di squadra ma anche come amica al di fuori dello sport”.

Ti senti di voler dire qualcosa alle bambine che questa volta ti guarderanno da casa e, magari, vorranno seguire le tue orme?

“Dico a tutte che praticare ogni tipo di sport fa bene e che bisogna avere la costanza di continuare anche nei momenti peggiori. Ma soprattutto bisogna fare sport divertendosi”.

-Per la prima volta l’Italia ha scelto due portabandiera, un uomo, Elia Viviani, e una donna, Jessica Rossi: pensi sia un passo avanti deciso per arrivare alla parità di genere, anche nello sport?

“Sicuramente sono stati fatti passi da gigante ma per raggiungere la piena parità forse ancora qualcosa c’è da fare, quindi azzeccatissima la scelta dei due portabandiera” .

-Ti va di raccontarci quale sarà la tua routine una volta arrivata nel villaggio olimpico che ospiterà tutti gli atleti italiani in vista delle gare?

“In realtà per me è la seconda Olimpiade (rio 2016) quindi un po’ so già che cosa mi aspetta, e di che cosa si tratta. Quindi orari da rispettare, disciplina e comunque tanta concentrazione ed impegno per cercare di fare il meglio possibile”.

Se dovesse arrivare la tanto sognata medaglia, hai già una dedica speciale da fare?

“Forse a questo è meglio per ora non pensarci per modestia e per scaramanzia, ma se così fosse la dedicherei sicuramente a chi in questi anni mi ha sempre sostenuto ma soprattutto ha creduto in me!!! E dentro, credimi, ci stanno veramente tante persone speciali”.