#Tokyo2020 Atletica, Elisa Maria di Lazzaro: “L’Olimpiade è un sogno, ma anche una responsabilità”

Ilaria Bucataio
  • Appassionata di TV e Gossip
  • Dott. in Scienze della comunicazione
18/07/2021

Dopo il successo della Nazionale di calcio italiana ad Euro 2020, tutti stanno aspettando l’inizio delle Olimpiadi di Tokyo che, ad un anno di distanza rispetto alla programmazione, inizieranno il 23 luglio. Nella squadra azzurra di atletica ci sarà anche l’ostacolista Elisa Maria di Lazzaro, pronta a partire per la spedizione olimpica, che Solodonna ha incontrato per un’intervista esclusiva.

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Tutti gli italiani sono pronti a spingere la squadra azzurra che parteciperà alle prossime Olimpiadi di Tokyo. Ad un anno di distanza rispetto alla programmazione ufficiale, infatti, il grande evento internazionale sta per iniziare: dal 23 luglio all’8 agosto si preannunciano giornate di grandi emozioni per tutti gli atleti!

Tra questi ci sarà anche Elena Maria Di Lazzaro, nata a Trieste nel 1998, e campionessa nazionale dei 60 metri ostacoli già nel 2017, titolo che ha confermato poi anche quest’anno. L’ostacolista è al suo esordio alle Olimpiadi, ma vanta già un argento ai Giochi del Mediterraneo Under 23. L’abbiamo incontrata per un’intervista esclusiva poco prima della partenza per Tokyo.

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Tokyo 2020 arriva ad un anno di distanza rispetto alla programmazione ufficiale a causa del Covid-19, come hai vissuto questo periodo di attesa e quanto è stato complicato anche ritardare la preparazione dal punto di vista fisico?

Il fatto che le Olimpiadi siano state posticipate di un anno in realtà ha giocato a mio favore. Nel 2019 sono stata sottoposta ad un intervento chirurgico, quindi sicuramente avrei avuto meno tempo per prepararmi se avessi dovuto disputare le Olimpiadi nel 2020. Poi, essendo un’atleta giovane, miglioro allenamento dopo allenamento. In un anno so di essere cresciuta molto e so di poter fare meglio quest’anno rispetto al 2020.

Disputare l’Olimpiade è un sogno ma anche una responsabilità, in quanto si rappresenta il proprio paese nell’evento sportivo principale a livello mondiale: in questo momento prevale in te l’emozione oppure senti anche una certa agitazione?

L’Olimpiade è un sogno, una gioia immensa ma anche una responsabilità. Voglio viverla bene, senza pressioni né agitazione: se sono lì è perché ho tutte le carte in regola per esserci, devo solo cercare di dare il meglio di me stessa controllando le mie emozioni e dimostrando quello che so fare.

Quali sono stati i sacrifici più grandi che hai dovuto affrontare per arrivare fino a qui ed essere protagonista di un’Olimpiade?

Io non li chiamerei “sacrifici” ma “scelte”. Ho fatto tante scelte importanti che mi hanno portato a vivere tutto questo e, ad oggi, sono felice di averle fatte. Ad esempio, vivo lontano dalla mia famiglia ormai da quattro anni e riesco a vedere i miei familiari solo due o tre volte all’anno. Lo stesso vale anche per il mio fidanzato: ci vediamo con più frequenza, ma comunque molto poco. Per qualcuno questi potrebbero essere sacrifici, ma è la vita che ho scelto e sono fortunata perché le persone che ho vicino lo capiscono e mi supportano.

Nel tuo percorso sportivo ci sono stati dei momenti in cui hai avuto la sensazione di dover lottare maggiormente per ottenere i tuoi obiettivi e raggiungere traguardi importanti solo perché sei una donna?

In tutti questi anni di atletica non ho mai avuto grosse difficoltà per il mio essere donna. Fortunatamente sono sempre stata rispettata e trattata alla pari degli atleti maschi.

Quando eri piccola seguivi le Olimpiadi? Ricordi un momento che ti ha emozionato particolarmente quando eri solo una spettatrice (una gara, una medaglia, un atleta)?

Ho sempre seguito le Olimpiadi e, da quanto ne ho memoria, ho sempre sognato di essere una delle atlete. In particolare, ammiravo tantissimo l’ostacolista Sally Pearson, che tra le varie medaglie ha vinto le Olimpiadi di Londra nel 2012, facendo anche il record olimpico. Ero affascinata dalla sua perfezione, compostezza e forza d’animo. Ho avuto modo di conoscerla ai mondiali di Birmingham nel 2018 e abbiamo scattato una foto insieme; ora si è ritirata ma rimarrà sempre la mia atleta preferita e la mia fonte di ispirazione.

Ti senti di voler dire qualcosa alle bambine che questa volta ti guarderanno da casa e, magari, vorranno seguire le tue orme?

Alle bambine e ai bambini che mi seguiranno voglio solo dire che così come ce l’ho fatta io, ce la può fare chiunque. L’importante è avere pazienza, avere fiducia nelle persone che si hanno al proprio fianco e non abbattersi se in un primo momento le medaglie o i risultati positivi faticheranno ad arrivare. Si diventa atleti olimpici solo sbattendo la faccia più e più volte, senza mai mollare e migliorando poco alla volta, un passo dopo l’altro. Non è necessario essere “super-dotati”: la testa e la costanza possono farci arrivare dove desideriamo. Infine aggiungo un’ultima cosa, non meno importante delle altre: bisogna saper fare delle scelte e rischiare, per poter uscire dalla propria zona di confort.

Per la prima volta l’Italia ha scelto due portabandiera, un uomo, Elia Viviani, e una donna, Jessica Rossi: pensi sia un passo in avanti decisivo per arrivare alla parità di genere, anche nel mondo dello sport?

Sono stata molto contenta di vedere una donna come portabandiera, mi sembra una scelta giusta e rispettosa nei confronti di tutte le atlete donne che verranno a Tokyo. La bandiera è il nostro simbolo. Vedere un uomo e una donna portarla insieme ci farà onore come nazione.

Ti va di raccontarci come sarà la tua routine una volta arrivata nel villaggio olimpico che ospiterà tutti gli atleti italiani in vista delle gare?

Onestamente al momento non so ancora cosa ci aspetterà al villaggio olimpico. Purtroppo le restrizioni per il Covid-19 saranno tantissime e non sappiamo come i giapponesi decideranno di gestire tutta la manifestazione. Per quanto possibile, cercherò di mantenere la mia routine, i miei orari e la mia alimentazione.

Se dovesse arrivare la tanto sognata medaglia hai già una dedica speciale da fare?

La medaglia è il sogno di ciascun atleta che partecipa ad un’Olimpiade, ma mi concedo ancora tempo. Sicuramente se la vincessi la dedicherei a mio padre che è venuto a mancare pochi mesi fa, ma è un sogno che tengo stretto per le prossime edizioni, sperando di poter partecipare ancora, quando sarò un’atleta più matura e avrò più possibilità di vincerla.