Bambini e cellulari, qual è l’età giusta?

Cristina Damante
  • Laureata in Scienze della Comunicazione

Lo psicologo e psicoterapeuta Giuseppe Lavenia ha pubblicato un manuale per i genitori rispetto ai vantaggi e ai rischi di questo mezzo tecnologico. “Ogni figlio è diverso e non si può generalizzare”, scrive l’esperto. 

Child, Phone

Quando si può dare il cellulare ai bambini? Ecco un classico dilemma che, nella società di oggi, mette in crisi le famiglie, tra genitori prudenti che vorrebbero posticipare all’infinito e chi invece pensa possa essere utile fin dalle elementari.

Giuseppe Lavenia, psicologo e psicoterapeuta, presidente dell’Associazione Di.Te (Dipendenze tecnologiche, gap e cyberbullismo), ha pubblicato ”Voglio il cellulare! Quando? Quanto? Come? Tutte le risposte” (Mondadori).

Il libro è un manuale pratico per aiutare i genitori a trovare le risposte, imparare a conoscere le esigenze in continua evoluzione dei ragazzi e acquisire gli strumenti per esplorare le capacità personali dei propri figli.

Scrive l’autore nell’introduzione:

“Il cellulare è uno strumento complesso che affascina tutti, in particolare i ragazzi, ma che nemmeno gli adulti conoscono bene. Semplifica la vita ma al contempo la rende anche più complicata, perché distrae, non lascia il tempo di vivere il presente, espone a dei rischi. È la chiave di accesso a un universo di potenzialità, ma pensato e rivolto a un pubblico adulto”.

Il rapporto tra nativi digitali e cellulare

Child, Phone

Prosegue Lavenia:

“I nativi digitali sanno usare la tecnologia in modo immediato e naturale e vedono il cellulare come qualcosa di necessario per sentirsi parte di un gruppo, a scuola e in società. Ma qual è l’età giusta per dare ai ragazzi questo strumento? Come si fa a essere sicuri che abbiano i mezzi e le capacità per affrontare il web? A cosa bisogna stare davvero attenti?”.

Il parere dell’esperto:

“Personalmente sono del parere che il cellulare non vada dato ai ragazzi prima dei 13 anni, ma i tempi cambiano molto in fretta come osserviamo tutti. Ognuno di noi è chiamato a monitorare le nuove esigenze dei giovani con criterio e ragione, continuando a interrogarsi. In fondo credo che ogni figlio sia diverso e non si possa generalizzare o essere così assoluti: la scelta di un genitore dovrà dipendere da quanto il ragazzo è maturo, sia emotivamente sia cognitivamente“.